27.05 Il futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione nelle mani del TTIP? No, grazie
Posted by staff stop ttip milano
Quali effetti potrebbe avere l’approvazione del Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) sull’Agricoltura e sull’Alimentazione?
Proprio per rispondere a questo interrogativo il Comitato STOP-TTIP Milano ha organizzato un evento pubblico
mercoledì 27 maggio alle ore 20.30 c/o Nuova Stecca 3.0, Via De Castillia, 26 Milano.
All’incontro interveranno:
Andrea Ferrante
Responsabile Esteri AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica)
Dan Cisma
Eco Ruralis – Romania, La Via Campesina
(Associazione di base costituita nel 2009 da piccoli agricoltori che praticano l’agricoltura biologica e tradizionale basata su principi eco-compatibili)
Dario Olivero
Presidente CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) di Milano e Provincia
Lorenzo Berlendis
Vice Presidente Slow Food Italia
Marco Cuneo
Agricoltore Bio, rappresentante della Rete BioLogica”, prima rete di imprese agricole a produzione Bio
Paola Cozzi
GAS LoLa (Gruppi di Acquisto Solidale)
Conduce
Severo Ronzoni
AIAB Lombardia
Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti che dovrebbe essere ratificato dalle parti nei prossimi mesi e che per diverso tempo è rimasto segreto. Il trattato mira a abolire quasi tutti i dazi doganali e a ridurre gli “ostacoli non tariffari al commercio”, cioè quei regolamenti e quelle leggi che proteggono i consumatori e l’ambiente, ma che comportano un costo per il commercio.
L’Unione Europea per esempio si basa su alcuni principi che gli Stati Uniti non condividono, uno di questi è il principio di precauzione, l’idea che bastino i dubbi sulla nocività di un prodotto o di un processo per sospenderlo temporaneamente.
Le normative USA sotto molti aspetti proteggono i consumatori meno di quelle UE, per esempio per quanto riguarda le informazioni in etichetta, l’uso di ormoni e antibiotici per stimolare la crescita degli animali da carne, l’uso di cloro per “lavare” i polli ecc. Anche gli Ogm, secondo le Linee guida emanate da Bush nel 1992 e tuttora vigenti, vengono considerati “sostanzialmente equivalenti” ai prodotti analoghi non geneticamente modificati, qundi non sono sottoposti a vincoli né c’è l’obbligo di etichettatura. È quindi legittimo prevedere che tutte le normative di tutela verranno riviste al ribasso, in quanto “ostacoli” al libero mercato.
Il diritto alla concorrenza prevarrebbe sui diritti sociali e dei lavoratori. Si creerebbe un mercato del lavoro costituto da manodopera precaria e flessibile, funzionale alla “industrializzazione” dell’agricoltura, con il conseguente rischio di coltivare unicamente ciò che richiede il mercato globale, distruggendo il lavoro contadino.
Negli USA i brevetti regolano il mercato delle sementi, mentre in Europa è necessaria l’iscrizione delle sementi di piante destinate allo scambio o alla commercializzazione al Catalogo ufficiale delle Specie e delle Varietà. Il TTIP potenziarebbe i diritti di proprietà intellettuale, privilegiando le multinazionali delle sementi e della chimica (in sette – Syngenta, Aventis, Monsanto, BASF, DOW, Bayer e DuPont – si dividono il 90% del mercato): il diritto dei contadini di scambiare o autoprodurre le sementi verrebbe di fatto negato, facendo così scomparire le varietà locali selezionate nel corso del tempo (di cui il nostro paese è ricco) e danneggiando ulteriormente le aziende biologiche.
Inoltre non va dimenticato che questo Trattato contiene una clausola chiamata ISDS che permette alle multinazionali di portare gli Stati nazionali in giudizio di fronte a un tribunale internazionale (arbitrato). Questo permetterebbe alle multinazionali di fare causa agli Stati per ogni decisione di politica pubblica (es. una legge) che nuoce ai loro interessi. Attraverso quasta clausola le multinazionali potranno mettere in discussione la PAC (Politica Agricola Comunitaria) e tutte le politiche pubbliche che pongono limiti ai loro profitti (ad es. i sostegni agli agricoltori europei potranno essere attaccati perché ritenuti una forma di concorrenza sleale). Questo finirebbe per mettere sotto ricatto i governi nazionali e locali che volessero sostenere determinate modalità di produzione agricola (per esempio quella biologica).
Posted on Maggio 25, 2015, in eventi and tagged agricoltura, AIAB LOMBARDIA, alimentazione, Andrea Ferrante, Dan Cisma, Dario Olivero, Lorenzo Berlendis, Marco Cuneo, Paola Cozzi, SEVERO RONZONI, ttip. Bookmark the permalink. Leave a Comment.
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